Introduction: Thomas Scalco

Introduction: thomas Scalco

09.04 – 30.04 2021
Superstudiolo Arte Contemporanea
ONLINE EXHIBITION

Le opere di Thomas Scalco assumono l’estetica della purezza nelle forme. Esse sono un inconscio che si rivela sulle soglie dei sogni, quei sogni che divengono ispirazioni per la sua arte. Un’arte iconica e rivelatrice, capace di aprire varchi nelle profonde essenze del sublime, emozioni, fessure, sulle note dell’ouverture della natura; esse appaiono nell’ombra del divenire, in un luogo di unione, nel silenzio armonioso ed enigmatico tra forme e informe quale realtà altra. Pavel Florenskij la definiva sogno mistico, che si rivela soprattutto all’albore della mattina, quando l’anima è più trasparente e limpida. Le opere di quest’artista sono specchi che si guardano, riflettendo immagini interiori, riverbero di raggi che che si intersecano e sfumano nel sogno, sul suo confine recondito. La loro essenza rifulge in una gemma, i cui lati irradiano di una luce profonda e al contempo velata, archetipo del simbolo, del disvelamento dell’arte. Compare nella poetica di Scalco, un’idea percepita, non come eidos platonica, ma come lettura interiore. In un’epifania che riusciamo a intravedere anche nelle sue sculture di carta, che nella loro fisicità materiale tramandano un mistero legato all’antimateria. Una poetica antimonumentale, straniante, le sue opere invece che elevarsi apparentemente si eclissano, ma brillano come un diamante grezzo da cui riflette il chiarore quale illuminazione della verità. Ed è in questo nulla evanescente che si rivela l’Io, nell’oblio di una nebbia cinerea traspare lo spettro della psiche, dello stato crepuscolare del sogno, quell’equivoco cercato, in cui si rivelano razionale e irrazionale, figurativo e astratto. E’ una soglia, un ponte, un frangente, l’arte di Thomas Scalco è la ricerca di un chiaroscuro, di una grazia, “dell’equilibrio tra spirito e corpo”, con quest’espressione Friedrich Wilhelm Joseph Schelling, delinea la metafisica dello splendore. Guardando i quadri e i disegni si intravede un cratere; Victor Hugo, in un delizioso libro il Promontorio del Sogno racconta di una sporgenza situata sulla luna che porta questo poetico nome; con sublimi parole, degne del poeta, Hugo descrive le ore trascorse all’Osservatorio di Parigi ad ammirare il satellite, quel mondo affascinante ed ignoto che ci sovrasta dalla sua solitudine. Questa narrazione ricorda la ricerca di Scalco, onirica, silenziosa; ritroviamo, vagando tra le parole del sommo poeta francese, lo smarrimento straniante dei suoi quadri, che ci descrive l’immenso fantasma con tutte le sue contraddizioni e noi, distinguiamo dentro questi lavori, i vari luoghi o non luoghi e attendiamo il momento in cui la luce illumina l’ombra della notte, permettendo la visione di questi mondi ignoti e di nuovo è l’intersecarsi del mistero notturno che giunge al chiarore radioso dell’alba. “Fu come vedere delle frontiere in un sogno”, Victor Hugo. 

 

(Leda Lunghi)

Intervista a Thomas Scalco
a cura di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco 

AC|CC Che cosa cerchi nella pittura e che discorso sostiene il tuo fare pittorico?

TS Parte tutto dal tracciare un segno per fermare un’idea, per visualizzare un’intuizione, l’appena percepito. Nella mia visione si tratta di un processo inscindibile dal quotidiano: per quanto il mio lavoro possa essere indicato con aggettivi come onirico, immaginifico o via dicendo, lo considero una sorta di diario per immagini, strettamente connesso alla realtà. Ogni pagina in questo senso, ogni lavoro, è un passo in avanti, un aprire gli occhi progressivamente verso la realtà che ci circonda. 

AC|CC Processi , tempi, impegno o disimpegno nel lavoro. Raccontaci del tuo approccio alla pittura. Come si articola il processo di formalizzazione dell’opera? Come vivi il tuo studio? Rigore o elasticità progettuale?

TS Rispondo alla domanda così: il rigore negli intenti, l’elasticità nei tempi. Il fare pittorico si alterna all’insegnamento e alle escursioni (una potente fonte di immagini), rimestandosi e sedimentandosi, per riemergere in sintesi, talvolta in modo improvviso, nelle opere. Le stesse non nascono da un’idea precisa, benchè la strada di fondo sia chiara, ma da una sensazione, un pensiero o un’immagine che in quel dato momento si manifesta, con la necessità di coltivarla e farla crescere, dandole forma.

AC|CC Ci interessa il tuo rapporto con la materia pittorica, con supporti e materiali. Scelte e affezioni?

TS Per quanto declinata in varie forme la mia ricerca è totalmente pittorica. Mi sono formato come pittore. Malgrado i limiti che per alcuni ha questo mezzo, vi trovo, rispetto ad altri, un carattere estremamente affascinante: la capacità di andare a fondo nella realtà, di sviscerarla. Mi piace come la stessa pratica, lo stesso identico atto, ripetuto su superfici diverse, risponda in modi differenti, un po’ come avviene nelle relazioni tra le persone. Il modo differente in cui una velatura entra in rapporto con la carta, la tela, il metallo o la tavola, è estremamente rivelatrice. Questo atteggiamento si risolve nella pratica in un continuo tornare, passaggio su passaggio, con un atto di attenzione e cura, che genera profondità. Lo stesso discorso può essere fatto per le sculture. La forma si relaziona con lo spazio sfruttandone dislivelli e asperità, mimetizzandosi.

“Parte tutto dal tracciare un segno per fermare un’idea, per visualizzare un’intuizione, l’appena percepito.”

Origine, 50x55 cm, tecnica mista su tela, 2019
Origine, 50x55 cm, tecnica mista su tela, 2019
Origine, 51x51 cm, acrilico su tela, 2020
Origine, 51x51 cm, acrilico su tela, 2020
Origine, 50x55 cm, mista su tela, 2019
Origine, 50x55 cm, mista su tela, 2019

AC|CC Astrazione o figurazione?  

TS Entrambi e nessuno dei due. Ho scelto, o meglio mi è successo perché ci sono arrivato quasi naturalmente, di restare sulla soglia, per vedere cosa sarebbe accaduto. Quindi segni e sfumature, colori innaturali ma evocativi di elementi organici, naturali e cristallini, al contempo percezioni di paesaggi, cieli, rocce, che divengono forme indefinite, indistinte, masse buie e luminose, onde e nuvole. Trovo che questa indefinitezza mantenga l’opera vibrante e “viva” permettendole di comunicare a più persone.

AC|CC Ti chiediamo un pensiero iconografico rispetto alla tua produzione pittorica. Riferimenti e influenze?

TS Ci sono sicuramente degli artisti o movimenti che ammiro più di altri e con i quali sento delle affinità, ma sarebbe davvero una lunga lista. In questo momento ho aperto sul tavolo un catalogo di Tirelli, una pubblicazione con la serie dei Capricci di Tiepolo e un libro sull’arte persiana antica.

“Questa interpretazione nel mio operare prende forma in un “citazionismo” in cui una vasta platea di esperienze, vissute o virtuali, riemerge da uno stato di macerazione e rimestamento per dare corpo a qualcosa d’altro, in cui coesistono la forma e la sua negazione, dove nulla più è rappresentato in favore di una sorta di universalità dell’immagine. “

Proiezione, acrilico su tela, 51,5x46 cm, 2020
Proiezione, acrilico su tela, 51,5x46 cm, 2020
Proiezione, acrilico su tela, 130x150 cm, 2020
Proiezione, acrilico su tela, 130x150 cm, 2020
Proiezione, (Ascesa al monte ventoso), acrilico su tela, 40x50 cm, 2020
Proiezione, (Ascesa al monte ventoso), acrilico su tela, 40x50 cm, 2020

AC|CC Le opere presentate per l’Online Exhibition sulla piattaforma di Superstudiolo Arte Contemporanea, appartengono in particolar modo alle due serie pittoriche Origine e Proiezione, su cui hai lavorato negli ultimi anni. Ce ne parli?

TS La serie Origine, prima in ordine di tempo, nasce dall’esigenza di un momento di sospensione, di una situazione di equilibrio che ha orientato la mia ricerca verso il fondere tra loro elementi tratti da differenti contesti tra cui botanico, atmosferico, geologico, (già presenti nelle opere precedenti ma con una distinzione più netta), giungendo ad un rimestarsi delle forme, rendendole indefinite e primordiali. Nata in un momento per me molto particolare, questa serie è stata un salto nel buio in tutti i sensi dato che le forme venutesi a creare si manifestano in un’atmosfera oscura e originaria in cui quella poca luce disponibile emana dalla materia stessa, in vapori luminescenti e apparizioni cristalline. Potrei definirla la manifestazione visiva di una fissità apparente, raggiunta tramite la presa di coscienza di un’interconnessione interna alle cose, in un istante in cui tutto è in potenza e sul punto di divenire altro. Proiezione invece, sviluppata nell’ultimo anno, tende ad indagare il modo in cui percepiamo il reale, quando tramite il filtro delle nostre esperienze, conoscenze e riflessioni, questo ci si mostra per mimesi, venendoci per così dire incontro, parlandoci con la nostra voce. Ed allora una montagna qualsiasi diventa la Montagna e nel guardarla andiamo oltre la sua presente fisicità, in un continuo rimando in cui tutto nuovamente rientra in gioco: le conoscenze geologiche, le fantasie, i ricordi. E tornando a Florenskij: come potrebbe la montagna, nel suo manifestarsi così fisico, non nascondere un mistero?

“Potrei definirla la manifestazione visiva di una fissità apparente, raggiunta tramite la presa di coscienza di un’interconnessione interna alle cose, in un istante in cui tutto è in potenza e sul punto di divenire altro.”

Presenza, acrilico su tela, 51,5x46 cm, 2020
Presenza, acrilico su tela, 51,5x46 cm, 2020

Thomas Scalco (Vicenza, 1989) vive e lavora a Vicenza.

Tra i progetti di mostra personali, collettive, partecipazioni a fiere e residenze: Innesti 21, Isorropia Homegallery, Milano (2021); Silere, Villa Contemporanea, Monza (2020); Selvatico 14, Museo Civico L.Varoli, Cotignola, Ravenna (2019); Tales of light and shadows, Luisa Catucci Gallery, Berlino (2019); Setup Contemporary Art Fair 7th edition. Best artist Under 35, Palazzo Pallavicini, Bologna (2019;) Art Verona (2018); Combat Prize (2018); Arteam Cup (2018); Ricognizioni. Dai Bocs Art i linguaggi del contemporaneao, Bocs Cosenza (2017).

Thoma Scalco (portrait)